periodo dal 1979 al 1998 - Sito Endogenesi

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periodo dal 1979 al 1998





  • Frattura anche in Italia fra pratica ed organizzazione della pratica

Alcune considerazioni preliminari sono necessarie al fine di poter valutare e giudicare in modo appropriato il notevole incremento delle divisioni che nel tempo si sono succedute negli ambienti aikidoistici italiani fino a raggiungere, in questo periodo storico, proporzioni ragguardevoli.
Infatti in questo periodo la pratica aikidoistica si va progressivamente e sensibilmente frammentando sempre più in organizzazioni che, nella maggior parte dei casi, non avendo sul nascere la forza di sopravvivere autonomamente, entrano a far parte di associazioni e federazioni nazionali affini, riconosciute dal C.O.N.I., in grado di mettere a loro disposizione il supporto di una struttura organizzativa consentendo loro al contempo di svolgere l'attività aikidoistica in modo autonomo, libero da politiche gestionali che esorbitano dall'interesse primario di una genuina pratica aikidoistica.
Questo fenomeno ha le proprie motivazioni ed affonda le proprie radici nel dilemma che generalmente colpisce la trasmissione di qualsiasi arte e conoscenza umana nel momento in cui essa si diffonde, cresce e diventa facilmente accessibile a tutti. Il dilemma consiste nella dicotomia "qualità verso quantità e viceversa", il cui rapporto inversamente proporzionale accentua la divergenza fra i due fattori al crescere di uno di essi. Per questa ragione a fronte della rapida espansione dell'Aikido in tutto il mondo, ad iniziare dal Giappone e dagli stessi allievi diretti del Fondatore, man mano che l'organizzazione della pratica aikidoistica crebbe e, nella necessità di gestire numeri crescenti di praticanti, si burocratizzò sacrificando sull'altare delle necessità gestionali le esigenze prioritarie della trasmissione
diretta dell'Arte [Nota 1].
Corrispondentemente, fra coloro che maggiormente erano dediti all'esclusiva coltivazione profonda dell'Arte, si diffuse un crescente disagio per la fuorviante ed eccessiva indulgenza verso le esigenze gestionali che richiedevano da un lato una didattica di tipo cattedratico, più consona al moderno stile occidentale d'insegnamento, e dall'altro di alleggeritre l'intensità della pratica per assecondare le esigenze della diffusione di massa.
Un primo segnale di questo malessere fra generazioni di aikidoisti, arrivò già fin dai tempi delle costituzioni delle scuole autonome fondate dai primi allievi del Fondatore, resisi man mano indipendenti dall' Hombu Dojo Aikikai nel Giappone stesso, ma il segnale più forte e più grave venne indubbiamente dal maestro Tadashi Abe il quale, conclusa la propria permanenza in Europa e tornato in Giappone, di fronte alla commissione dei vertici dell' Aikikai So Hombu riuniti per consegnargli il certificato del diplona di 7° dan, rifiutò con rispettose ma inequivocabili parole il diploma stesso, dichiarando di non riconoscersi più nell'Aikido praticato negli anni '60 all' Hombu Dojo Aikikai e di riconoscere unicamente i gradi (6° dan) rilasciatigli dal suo maestro Ueshiba Morihei, non essendo interessato a fregiarsi di gradi rilasciati in modo collegiale da una commissione tecnica designata dell'Aikikai Foundation.
La dissociazione dal modo con cui man mano nel tempo si è evoluta presso l' Hombu Dojo Aikikai la pratica dell'Aikido dopo la morte del suo Fondatore e la frammentazione che da tali prese di distanza ne è conseguita, ha dunque dei padri molto illustri e spesso la motivazione è da ricercarsi in un autentico e sincero desiderio di mantenere intatta la purezza originaria della trasmissione dell'Arte ricevuta dal proprio maestro, piuttosto che nella pura e semplice ambizione personale.

  • Fine anni '70: nasce la U.I.A. (Unione Italiana d'Aikido)

A cavallo fra gli ultimi anni '70 ed i primissimi anni '80, per iniziativa della cintura nera italiana Paolo Corallini nasce in Italia la U.I.A., prima associazione d'Aikido indipendente dall'Aikikai Foundation fin dalle sue origini.
Questa sua origine d'ispirazione del tutto occidentale, indipendente dalla gerarchia dei maestri giapponesi e dalla loro iniziativa di diffusione dell'Aikido in Europa per conto dell'Aikikai Foundation, fu dovuta ad un suggerimento del maestro francese André Nocquet recepito da Paolo Corallini che all'epoca aveva trovato nel maestro francese il proprio riferimento ed era diventato suo assiduo discepolo. La U.I.A. si colloca quindi di fatto in Italia quale emanazione diretta della U.E.A. (Union Européenne d'Aïkido) che Nocquet aveva fondato nei primi anni '70 e di cui era Presidente.

  • Anno 1980: nasce la Ki no Kenkyukai Italia

A seguito della presentazione dello Shin Shin Toitsu Aikido avvenuta nel 1978 in Italia da parte del M° Koichi Tohei in occasione del suo viaggio per Europa, alcuni gruppi di aikidoisti italiani aderirono a questa scuola ed iniziarono un loro nuovo percorso aikidoistico per apprendere lo stile ed il metodo di pratica insegnato dal M° Tohei.
Nasce a questo scopo nel 1980 l'associazione Ki No Kenkyukai Italia, filiazione della Ki Society del Giappone, del tutto indipendente ed autonoma dall'Aikikai d'Italia e dalle corrispondenti federazioni europea (F.E.A./E.A.F) ed internazionale (I.A:F.) dipendenti dall' Aikikai Foundation.
Il maestro Kenjiro Yoshigasaki fu delegato da Tohei all'insegnamento ed alla diffusione in Europa del "Ki Aikido" (denominazione informale dello Shin Shin Toitsu Aikido) e quindi anche in Italia ebbe la funzione di principale di riferimento di questa scuola.

  • Anno 1983: nasce la L.I.A. (Lega Italiana d'Aikido)

La F.E.A./E.A.F. ratifica le sovrapposizioni di competenze all'interno del proprio ambito.
La frammentazione dell'organizzazione della pratica dell'Aikido fu e resta tutt'oggi (2008) un fenomeno generalizzato in tutta Europa, dal quale anche l'Italia fu contagiata, nonostante l'eccellente risultato raggiunto dal maestro Hiroshi Tada nell'ottenere il riconoscimento giuridico dell' Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese.
Gruppi italiani di pratica aikidoistica che per vari motivi si erano staccati dall' Aikikai d'Italia sottraendosi alla sua giurisdizione, prendono contatto dapprima con il maestro Motokage Kawamukai in Italia e successivamente con il maestro Nobuyoshi Tamura in Francia, seguendo la didattica di questi maestri e tessendo con loro un rapporto privilegiato. In tale modo questi gruppi italiani riuscirono a proseguire anche al di fuori dall'Aikikai d'Italia un avanzamento nei loro gradi di dan con il pieno riconoscimento ufficiale di tali gradi da parte dell' Hombu Dojo Aikikai di Tokyo. Con gli anni questo tipo di iniziative crebbe ed assunse proporzioni rilevanti, al punto che nel 1983 il maestro Nobuyoshi Tamura decise di organizzare questo fenomeno attraverso la costituzione di un'associazione italiana di Aikido pensata appositamente per rispondere a questo tipo di domanda proveniente dagli aikidoisti italiani.
Nasce così la L.I.A. (Lega Italiana d'Aikido) che si inserisce nel circuito dei maestri giapponesi e del riconoscimento ufficiale dei gradi da parte dell' Hombu Dojo Aikikai del Giappone, attraverso l'affiliazione alla F.E.A. (Fédération Européenne d'Aikido). La L.I.A. legalizza inoltre il suo operato in Italia, dove già esiste un altro organismo (l'Aikikai d'Italia) riconosciuto dallo Stato Italiano per l'organizzazione della pratica dell'Aikido in Italia, affiliandosi al C.O.N.I. (Comitato Olimpico nazionale Italiano).

  • Anno 1984: la U.I.A. (Unione Italiana d'Aikido) esce dalla U.E.A.

Nel 1984 la U.I.A. (Unione Italiana d'Aikido) esce dalla U.E.A. (Union Européenne d'Aïkido) per aderire alla scuola Takemusu Aiki Iwama Ryu.
In quest'anno la cintura nera italiana Paolo Corallini esce definitvamente dal lignaggio del M° francese André Nocquet per seguire l'insegnamento della scuola Takemusu Aiki Iwama Ryu fondata da uno degli allievi diretti di Ueshiba Morihei, il maestro giapponese Morihiro Saito, il quale si rese capostipite di una propria scuola personale di Aikido rimanendo sotto l'egida e la giurisdizione dell'Aikikai Foundation. Nello stesso tempo la U.I.A. esce dalla U.E.A. di André Nocquet e cambia la propria denominazione in I.T.A.I. (Iwama Takemusu Aiki Italy). Con il cambiamento di nome cambia anche la propria missione di raccogliere i praticanti senza distinzione di gradi, in quanto la nuova associazione fondata da Paolo Corallini ha i connotati di un'associazione fra cinture nere di Aikido, dal momento che nasce per raccogliere esclusivamente aikidoisti graduati di dan.
Nel 1985 cambia la denominazione di I.T.A.I. in Iwama Ryu Italy, associazione di cinture nere che seguono esclusivamente e con fedeltà assoluta l'insegnamento del maestro Morihiro Saito. Nel settembre 2002 la Iwama Ryu Italy cambia ancora denominazione in T.A.A.I. (Takemusu Association Aikido Italy), che mantiene a tutt'oggi (2008)

  • Anno 1985: arriva per la prima volta in Italia il maestro Morihiro Saito

In quest'anno il fondatore della scuola Takemusu Aiki Iwama Ryu, maestro Morihiro Saito, per la prima volta giunge in Italia per portare ufficialmente e personalmente il suo stile di Aikido a dei gruppi di aikidoisti italiani. A partire dalla metà degli anni '80 inizia a diffondersi concretamente anche in Italia lo stile di Aikido Takemusu Aiki Iwama Ryu, principalmente per opera di due cinture nere italiane: Paolo Corallini e Giorgio Oscari. In questi anni entrambi hanno occasione di conoscere il maestro Morihiro Saito durante una loro permanenza in Giappone. Fin da subito colpiti dallo stile del maestro, uno dei più assidui allievi del Fondatore con il quale praticò a lungo durante il perido che Ueshiba Morihei trascorse nella cittadina di Iwama, entrambi divennero suoi allievi ed iniziarono con lui un nuovo cammino sulla loro Via dell'apprendimento dell'Arte.
Nel 1985 Paolo Corallini, a capo della sua nuova associazione Iwama Ryu Italy, invita il maestro a tenere un corso in Italia e Morihiro Saito ha così la sua prima occasione per farsi conoscere di persona presso gli aikidoisti italiani, che reitererà una volta all'anno per diverso tempo su costante invito della cintura nera Paolo Corallini il quale a sua volta si recava periodicamente ad Iwama per studiare lo stile Takemusu Aiki direttamente alla fonte.

  • Anno 1990: nasce l'A.I.A. (Associazione Italiana Aikido) della scuola Kobayashi Aikido

E' l'anno della filiazione italiana della scuola Kobayashi Aikido.
Anche la scuola dello stile Kobayashi Aikido cresce e si diffonte sensibilmente in Italia. Questo stile di Aikido, fondato da Hirokazu Kobayashi (1929–1998), un allievo diretto di Morihei Ueshiba che fin dalla metà degli anni '60 aveva iniziato a compiere a titolo personale numerosi viaggi in Europa per diffondere l'Aikido, nel 1982 assume in Giappone la struttura di scuola autonoma e da allora questa nuova organizzazione ha cercato di strutturarsi anche all'estero: il 3 febbraio 1990 alcuni allievi italiani del maestro Hirokazu Kobayashi, guidati dalla cintura nera Giampietro Savegnago, diedero vita a questa nuova associazione italiana per la pratica e la diffusione del Kobayashi Aikido in Italia.
Anni 1990-1992: il M° Morihiro Saito estende la propria influenza in Italia
La scuola Takemusu Aiki Iwama Ryu del maestro Morihiro Saito trova in Italia un valido appoggio anche nel M° Giorgio Oscari, già responsabile del settore Aikido nella federazione F.I.K.T.E.D.A. (F.I.L.P.J.) che aderisce al C.O.N.I.
Giorgio Oscari avanzava nello studio dell'Aikido recandosi anche lui periodicamente in Giappone per ricevere gli insegnamenti del Takemusu Aiki direttamente dal maestro Morihiro Saito presso il suo Dojo di Iwama.
Nell'anno 1990 Giorgio Oscari invita il maestro Morihiro Saito in Italia per tenere dei corsi di Takemusu Aiki alla F.I.L.P.J..
Nel 1992 il M° Giorgio Oscari ospita presso il suo Dojo di Modena il M° Saito per un corso di perfezionamento, rafforzando la pratica del Takemusu Aiki Iwama Ryu presso la federazione F.I.L.P.J.

  • Anno 1998: nasce l'A.D.O.-U.I.S.P. (Area Discipline Orientali - U.I.S.P.)

Nel 1976 la U.I.S.P. aveva già stretto un rapporto di collaborazione con l' Aikikai d'Italia per offrire ai propri iscritti la possibilità di praticare l'Aikido. Successivamente cambia denominazione in "Unione Italiana Sport Per tutti" e nel 1998 nasce al suo interno l'A.D.O. specificamente destinata ad organizzare l'attività delle numerose discipline orientali che nel corso degli anni si erano sviluppate. Per quanto riguarda la pratica dell'Aikido, la U.I.S.P. non mantenne nel tempo l'accordo con l' Aikikai d'Italia ed in tempi recenti si rivolse al maestro francese Christian Tissier Shihan 7° dan dell' Aikikai Foundation, per porre la propria attività aikidoistica direttamente sotto la sua guida.
Nell'A.D.O.-U.I.S.P. si raggruppano, oltre agli aikidoisti che seguono lo stile Hombu Dojo Aikikai praticato dal M° Tissier, anche altri stili di scuole d'Aikido presenti in Italia: il Ki Aikido sotto l'egida della Ki no Kenkyukai Italia, il Takemusu Aiki Iwama Ryu, lo Yoshinkan Aikido, il Takemusu Aiki Tomita Academy.

Nota [1]
La trasmissione tradizionale delle arti marziali giapponesi tramandata invariata in Giappone fino alla persona di Morihei Ueshiba è detta "I Shin den Shin", che significa trasmissione diretta dell'Arte "da cuore a cuore" (anche tradotto "da spirito a spirito" o "da mente a mente"), cioè al di là delle parole e delle spiegazioni verbali e razionali

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